Dacché esiste la Chiesa l’aspetto artistico è stato sempre veicolo di trasmissione della fede: l’arte musiva, quella musicale, nonché scenica, si sono rivelati come mezzi privilegiati per l’annuncio del Vangelo. In modo particolare l’arte pittorica, soprattutto quando adoperata per decorare le chiese, è stata anche definita come “la Bibbia dei poveri”, di coloro cioè che, non sapendo né leggere né scrivere, avevano la possibilità di conoscere gli eventi biblici proprio grazie all’opera di pittori che hanno lasciato il segno nella storia dell’arte mondiale.
La cultura è anche l’“aeropago”, luogo di incontro tra la fede dei credenti e coloro che non credono; tavolo di dialogo attorno al bello, nella costruzione di un mondo più umano e vivibile.
Così, il polo culturale della Chiesa di Scutari-Pult, già attivo ed operante con il Museo Diocesano, annovera anche questa Pinacoteca dedicata ad uno dei maggiori esponenti dell’arte pittorica: Lin Delija, figlio in esilio di questa terra.
Essa nasce dall’incontro di Mons. Massafra con Mons. Eleuterio Fortini, arbëreshë e collettore di alcune opere del Maestro Lin Delija. Alla sua morte, gli eredi hanno avuto il piacere di far giungere a Scutari, città natale del Maestro, questo Fondo di sue opere che si va ad aggiungere ad un precedente dono di schizzi pervenutoci qualche anno prima grazie all’interessamento di Armando Nicoletti e Giuseppe Grassi, esponenti dell’Associazione Culturale “Lin Delija” di Antrodoco in Italia, luogo dove il Maestro ha trascorso gli ultimi anni della sua vita.
Con queste due donazioni si è potuta realizzare questa piccola Pinacoteca che narra dell’amore del Delija per la sua terra, del suo dolore per la lontananza dell’esilio e della sua speranza di un’Albania libera nel segno di una ritrovata fede.
Nacque a Scutari il 3 febbraio 1926. Figlio di Mark Delija, originario di Temal, e di Luçe di Zef Hila. All’età di 10 anni cominciò gli studi presso la scuola dei Frati Minori e poi proseguì nel liceo “Illyricum”, dove anche scopri il suo talento artistico. Studiò a Herzeg Novi e successivamente nell’Accademia delle Belle Arti di Zagabria. Nel 1949 fuggì in Italia, con l’aiuto di Koliqi che gli assicurò una borsa di studio presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. I suoi maestri furono Mario Mafai e Amerigo Bartoli, dai quali apprese la conoscenza delle tecniche contemporanee e raffinò ulteriormente la sua visione artistica del mondo, combinando armoniosamente il moderno con l’elemento etnico, albanese e balcanico.
Nel 1969 ha fondato l’Accademia d’Arte “Gjergj Fishta” e nel 1983 l’Accademia d’Arte “Carlo Cesi” nella Villa Mentuccia, ad Antrodoco (Rieti).
Si tratta di un gruppo che appartiene alla creatività dell’autore dei primi anni ’80, principalmente tra ’80 e ’83. Si tratta di un periodo in cui Delija è passato alla tecnica della tempera. Fu costretto ad abbandonare la tecnica dell’olio a causa di problemi di salute, e ciò a causa della sua allergia alla tempera, che è un componente di questa tecnica.
Dal punto di vista tematico, questo gruppo di dipinti può essere suddiviso in 2 gruppi principali dove, il primo è il tema religioso e il secondo è il tema della persecuzione nell’Albania di quegli anni.
Quanto al primo gruppo, di temi religiosi, è una linea costantemente presente nella creatività dell’autore. C’è una coerenza in questo senso.
Per quanto riguarda il secondo gruppo, la persecuzione, vediamo un artista politicamente impegnato. Il dibattito sull’impegno politico è un dibattito presente in tutta la storia dell’arte. Naturalmente questo dibattito ha avuto le sue fluttuazioni nel corso della storia. In generale, oggi c’è un parere positivo a favore dell’impegno dell’artista Delija, soprattutto nell’aspetto sociale, e in questo prisma vediamo un autore attivo e impegnato dal punto di vista politico.
In termini di stilistica delle sue opere, possiamo dire brevemente che subisce un’influenza della figurazione modernista del primo Novecento. Naturalmente queste correnti ebbero il loro sviluppo anche nell’Italia prebellica. Bisogna tenere presente che gli stessi professori di Delija all’Accademia di Roma furono anch’essi parte degli sviluppi di queste correnti moderniste negli anni ’20 e ’30 in Italia. Poi, al di là delle influenze e delle forme che Lin ha ricevuto dalla scuola italiana, c’è sempre la sua individualità nell’uso del pennello, nell’uso delle cosiddette “macchie” in pittura, che è la distribuzione dei colori e dei toni. È questo suo marchio di identità, che dà la caratteristica unica al suo lavoro ed è una parte importante del successo che ha avuto come artista.